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Architettura e Liturgia. Il luogo del culto cristiano contemporaneo. Il 16-17 aprile 2015, si è svolto a Pesaro, all'interno della Chiesa di San Giovanni Battista, l'importante seminario dal titolo Architettura e Liturgia. Il luogo di culto cristiano contemporaneo, a cura degli architetti Atos Bracci e Alessandro Ceccarelli. L'incontro è stato promosso con i patrocini dell'Arcidiocesi di Pesaro, della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola, della Diocesi di Urbino Urbania Sant'Angelo in Vado, del Centro Iniziative Culturali San Giovanni Battista e dell'Ordine degli Architetti di Pesaro Urbino. Ai patrocini, si è affiancata anche la collaborazione della rivista internazionale Chiesa Oggi. Architettura e Comunicazione. Importante è stato anche il contributo di sponsor quali Legno Tech di Pesaro. Scopo del seminario non è stato quello di configurarsi quale convegno per soli addetti ai lavori, ma di sollecitare un incontro aperto a tutti gli interessati (semplici fedeli, cultori della materia, progettisti di spazi per la celebrazione liturgica) al fine di approfondire una più specifica conoscenza dei luoghi contemporanei finalizzati alla celebrazione del culto cristiano. A tale scopo, il seminario si è articolato in quattro importanti contributi appartenenti ad ambiti disciplinari tra loro complementari. Il quarto ed ultimo importante contributo, tenuto la mattina del 17 aprile, è stato offerto da don Giuseppe Russo (La chiesa tra progettista, committente e comunità) responsabile del Servizio Nazionale Edilizia di Culto della CEI. In considerazione del fatto che la liturgia - così come un'architettura sacra - è "un'opera pubblica", Russo ha messo in evidenza la molteplicità degli attori, che, a differenza del passato, risultano oggi coinvolti nella complessa realizzazione di un edificio di culto, quali: il parroco, la commissione di arte sacra, il consiglio parrocchiale e la comunità, ma anche il liturgista, il teologo, l'artista incaricato di sviluppare il programma iconografico e l'esperto di acustica. Vi sono tuttavia ancora alcune "debolezze", da parte della committenza, che risultano depotenziare gli esiti stessi di molti percorsi progettuali, quali la scarsa sensibilità estetica e l'incapacità di selezionare gli artisti responsabili dell'apparato iconografico, oltre "mancanze gravi" quali una certa ostilità nei confronti del linguaggio contemporaneo e, soprattutto, l'incapacità a "mettersi in gioco" al fine di perlustrare nuove potenzialità di fronte ad un rapporto forma e rito la cui dinamica oggi appare sempre più disancorata da rigidi schemi compositivi, come, ad esempio, l'idea di una "teatralità" del presbiterio "ancorato" ai suoi stessi elementi compositivi, come l'ambone o la sede del celebrante.