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Liturgia del giorno: Is 66,10-14c; Sal 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20 Dell’apostolo Tommaso detto “Didimo” (che significa gemello) si parla soprattutto nel quarto Vangelo, quello di Giovanni. Quando Gesù dice ai discepoli che Lazzaro è morto e li invita ad recarsi con lui a Betania, Tommaso dice ai compagni: «Andiamo anche noi a morire con lui». Ed è rispondendo a una domanda dell’apostolo che Gesù proclama: «Io sono la via, la verità e la vita». Ma l’episodio più conosciuto di Tommaso è quello dello scetticismo da lui dimostrato di fronte ai compagni che gli raccontano di aver visto Gesù risorto. Otto giorni dopo, il Maestro riappare ai Dodici mostrando le piaghe delle mani e del costato all’Apostolo, il quale ripara la sua incredulità con una protesta di fede nella divinità di Cristo dicendogli: «Signore mio e Dio mio!». La tradizione relativa all’attività missionaria dell’apostolo si basa su testimonianze antichissime. Ma provenendo quasi tutte da scritti apocrifi, non è possibile sapere con certezza storica ciò che avvenne di lui. Secondo Teodoreto,, un apologeta cristiano del secolo V, Tommaso predicò in India e le leggende sulle origini del cristianesimo nel Malabar ricollegano a lui i cosiddetti cristiani di S. Tommaso, oggi sparsi in quattro diocesi indiane con le tipiche liturgie di rito siro-malabarico. Verso san Tommaso di Mailapur, vicino a Madras, sulla costa di Coromandel, una croce con iscrizione del secolo VII in antico persiano indica, secondo l’opinione comune, il luogo del martirio di Tommaso. Anche Marco Polo e Camoens alludono al suo apostolato in India. Il Martirologio Geronimiano commemora la traslazione del corpo dell’apostolo a Edessa il 3 luglio. In questo stesso giorno celebrano la festa cristiani di rito siro-occidentale e siro-malabarico. La liturgia romana, nel secolo IX, fissava questa solennità al 21 dicembre. Successivamente il nuovo calendario, per impedire interruzioni nelle ferie maggiori di Avvento, ha adottato in forma definitiva la data del 3 luglio.