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Liturgia del giorno: Eb 9,2-3.11-14; Sal 46; Mc 3,20-21 Il calendario romano più antico – la Depositio Martyrum del 354 – e gli antichi sacramentari, oltre a numerose testimonianze di grandi padri della Chiesa, tra cui Ambrogio, Prudenzio, Gerolamo e Agostino, attestano la memoria di questa adolescente che morì martire a soli dodici anni. Nata a Roma da una famiglia cristiana, si consacrò giovanissima a Dio e durante la persecuzione di Diocleziano, mentre molti cristiani abiuravano, mantenne salda la sua fede. Il figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei e da lei respinto, la denunciò alle autorità e per questo venne esposta nuda in un luogo per pubbliche prostitute nel Circo Agonale (oggi cripta di Sant’Agnese) in piazza Navona, ma i clienti non osavano guardarla, eccetto uno che però, mentre tentava di possederla, venne accecato da un lampo Agnese fu poi gettata nel fuoco, ma le fiamme si divisero senza lambirla e infine venne trafitta con un colpo di spada alla gola. Il martirio, avvenuto sulla via Nomentana, è stato collocato da alcuni tra gli anni 249 e 251 (ma l’imperatore di allora era Decio), da altri nel 304, durante l’ultima persecuzione di Diocleziano. Il culto per sant’Agnese era già presente a Roma nella prima metà del IV secolo. Dopo la sua morte, il corpo fu sepolto nelle catacombe lungo la via Nomentana, oggi a lei intitolate. Qui la principessa Costantina, figlia di Costantino, fece edificare una collegiata col proprio mausoleo. Papa Onorio I, nel VII secolo, eresse poi una grandiosa basilica a doppio ordine di colonne, che fu più volte abbellita fra il Cinquecento e il Settecento, e rinnovata da Pio IX a metà Ottocento. Nel IX secolo il corpo della santa fu privato della testa, collocata nel Sancta Sanctorum del palazzo lateranense e da lì nel 1903, per volere di Pio X, posta in un reliquiario nella chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona. Considerata tra le più illustri martiri della Chiesa, Agnese ha meritato di essere iscritta nel canone romano della Messa.