Mons Nicola Bux, La Sacrosanctum Concilium e gli abusi liturgici postconciliari
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Splendido intervento di Mons Nicola al Secondo Convegno sul Motu Proprio Summorum Pontificum dedidcato agli abusi liturgici del post-Concilio Vaticano II
Comentarios
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E'stupefacente osservare i commenti - positivi o negativi - ma tutti estremamente circostanziati. Complimenti, ma come fate? Mi ricordano un mio collega che conosce a memoria le formazioni di tutte le squadre di serie A. Quando lo ascolto sono ammirato. Non ci capisco niente, ma sono ammirato.
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Che tristezza!
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Si afferma che il Concilio Vaticano II è in continuità con la tradizione, a mio modesto avviso vi è stata un’interruzione, almeno nell'aspetto liturgico, il punto di fuga in una chiesa è proprio il Santissimo Sacramento, in cui vi è realmente Cristo, con carne e sangue, ed è proprio questo il punto in cui il fedele rivolgeva lo sguardo quando entrava in chiesa, con il modernismo, non si sa più dove il Santissimo sia stato posizionato, la centralità la quale era a Domine ora è al celebrante, la comunione la quale si assumeva nella lingua ora la si prende in mano, facilitando gli atti sacrilegi (ma guarda caso il Papa dà la comunione solo in bocca), senza contare le messe celebrate nella piena interpretazione personale del parroco, beat, rock, ecc.
Il Concilio ha prodotto delle libere aggregazioni di movimenti carismatici, ma se si dovesse esaminare il loro modus operandi vediamo che sono al limite dell’ortodossia, con una Ortoprassi quasi eretica, movimenti che sono diventati talmente forti da essere una “chiesa” dentro la Chiesa.
Molte altre cose ci sarebbero da dire sui “frutti” del Concilio, la Chiesa se vuole fare due passi in avanti necessita che faccia un passo indietro, affinché recuperi la “tradizione” nella sua pienezza. -
Sono d'accordissimo con Massimo Valli:
"una volta nella Messa in latino, il popolo sbrigava le sue devozioni mentre si celebrava il sacrificio (e io aggiungo che andava bene quando erano devozioni e non chiacchiere sul tempo e sulle donne), perché non capiva nulla di quello che veniva detto: era invitato al banchetto, ma non capiva l'invito. E molto spesso celebranti e ostiari biascicavano un latino improbabile"
"non vedo perché il rivolgersi ad Dominum faccia più o meno concentrare il popolo sul sacrificio che si celebra" (e io aggiungo: nella celebrazione eucarestica, Populo e Dominum non sono in concorrenza, ma formano un unico corpo. C'è sicuramente "più Dio" nell'assemblea che in un crocifisso di metallo. Il popolo non è lì per distrarre il sacerdote, il quale è lì per servire, e a servire Dio attraverso il popolo).
Aggiungo anche che non è vero che l'orientamento ad Dominum sia così antico. Basta guardare i resti archeologici delle chiese paleocristiane, dove i sacerdoti erano seduti intorno all'altare e celebravano di fronte al popolo. Così come non è affatto "antico", cioè originario, l'uso di una lingua liturgica diversa da quella volgare: in origine si celebrava in latino, o il greco, perché il latino e il greco erano la lingua corrente. Atrimenti si sarebbe celebrato in aramaico - lingua, diversa dal latino, nella quale celebrò Gesù. -
io sono d'accordo su molte cose, sperando che non si sia lefevriani
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Complimenti per l'efficacia e la semplicità di linguaggio e la profondità dei concetti
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Io conosco bene il rito antico e partecipo anche al rito orientale, tanto in greco quanto in slavo antico, quando mi incontro con amici cristiani di rito bizantino; coltivo (anche con il nostro coro) il gregoriano, sia per la sua profondità dogmatica e liturgica, sia per le sue caratteristiche musicali, così attente (anche nella sonorità) all'adorazione dell'anima. Però non dimentico la capacità di Cristo di mettere sempre al centro Dio, e in Dio, l'uomo rispetto al rito
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ciò che evidentemente non ha senso. La direzione interiore della Eucarestia può essere sempre e soltanto la stessa, cioè dal Cristo nello Spirito Santo verso il Padre; il problema è solamente come ciò si esprima meglio nell'azione liturgica. Il contenuto positivo dell'antico senso della celebrazione non era dunque l'orientamento al tabernacolo"
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(una volta nella Messa in latino, il popolo sbrigava le sue devozioni mentre si celebrava il sacrificio, perché non capiva nulla di quello che veniva detto: era invitato al banchetto, ma non capiva l'invito: E molto spesso celebranti e ostiari biascicavano un latino improbabile). La Messa stessa può diventare catechesi quando può essere compresa, e non solo nei segni: Cristo ha scelto di esprimersi nella lingua degli uomini del suo tempo, non per forza in ebraico, già allora lingua solo
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una risposta d'amore al gesto d'amore smisurato di Dio, ritengo questa risposta di fede non sia in alcun modo meno forte e totale a causa della lingua (come ha ricordato bene Mons. Bux) e nemmeno della direzione verso cui si rivolge il sacerdote (quella versus populum). Il senso del rivolgersi all'Eucarestia è SEMPRE STATO lo stesso, non vedo perché il rivolgersi ad Dominum faccia più o meno concentrare il popolo sul sacrificio che si celebra
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Sugli abusi sono d'accordissimo. Ne vedo durante diverse celebrazioni: da noi riguardano soprattutto la scelta del canto. E, se parliamo di abusi, è auspicabile che ci troviamo "tutti uniti", come dice anche Mons. Bux all'inizio dell'intervento. Intervento equilibrato e puntuale. Intendendo la Liturgia come la risposta del servo (sacerdote o no) all'invito del suo Signore di partecipare al banchetto, in cui lo stesso Signore si offre come cibo e bevanda di salvezza (parole della Liturgia),
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Grazie mons. Bux! un intervento spettacolare!!!!!
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Ave Maria!
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Davvero interessante!
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Grazie a Dio e all'Immacolata. E preghiamo che presto le cose vadano meglio... Ave Maria!
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grazie per la condivisione dell'intervento,l'ho pubblicato sul mio blog.